Dolore e nervo vago: frontiera terapeutica o antica saggezza?
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Grazie ai risultati di recenti ricerche, da qualche anno si sta diffondendo la pratica di stimolare elettricamente il nervo vago per intervenire sul dolore cronico ed altri disturbi. Tale stimolazione permette di aumentare il tono del nervo e migliora notevolmente un'ampia serie di patologie farmaco resistenti (insufficienza cardiaca, epilessia, depressione, diabete, dolori cronici come cefalee ed emicranie). (1)
Cos'è il nervo vago e a cosa serve
Il nervo vago è il X nervo cranico e, oltre ad essere doppio, è il più lungo dei nervi cranici attraversando quasi tutto il
corpo. Comincia alla base del cervello e percorre l'intero tronco, passa attraverso
il collo e le corde vocali, poi intorno al sistema digestivo, al fegato, alla
milza, al pancreas, al cuore e ai polmoni. È il nervo principale del sistema
nervoso parasimpatico, responsabile delle nostre capacità di rilassamento e di
digestione, una forza calmante e lenitiva per il nostro corpo. Al contrario del
sistema nervoso simpatico che è responsabile delle nostre risposte "attacca o fuggi".
Il tono del nervo vago è importante per la nostra salute ed è la chiave per
permettere al nostro corpo di adattarsi allo stress e recuperare l'equilibrio
dopo un evento traumatico. Un tono vagale normalmente alto migliora il
funzionamento di molti dei sistemi del corpo. Riduce il rischio di infarto e
problemi di cuore e regola il livello di zucchero nel sangue. È anche associato
a sensazioni di calma e di soddisfazione. Un tono vagale basso, invece, è
legato a malattie cardiovascolari, infezioni, diabete, depressione, stanchezza
cronica e altri disturbi autoimmuni nonché ad un aumento della probabilità di
sviluppare condizioni infiammatorie come l’endometriosi, il morbo di Crohn, il lupus,
ecc.
Il nervo vago e la scienza occidentale
Il primo a scoprire il legame tra il nervo vago, l'infiammazione e la salute generale è stato Kevin Tracey, un neurochirurgo di New York. Alla fine degli anni '90, mentre faceva esperimenti su un topo, Tracey scoprì con sorpresa che quando un farmaco antinfiammatorio era presente nel cervello, questo bloccava l'infiammazione anche nel resto del corpo, sebbene la quantità iniettata fosse troppo piccola per entrare nel flusso sanguigno. Alla fine capì che il cervello stava utilizzando il nervo vago per spegnere l'infiammazione in tutto il corpo.
Prima della scoperta di Tracey, si considerava impossibile la comunicazione tra cellule specifiche del sistema immunitario nei nostri organi, flusso sanguigno e connessioni elettriche del sistema nervoso. Invece, gli esperimenti di Tracey dimostrarono che i due sistemi erano connessi.(2)
Dopo oltre un decennio di sperimentazione, Tracey si convinse che stimolando il nervo vago si potreva bloccare l'infiammazione nel corpo. Nel 2011, Tracey, in collaborazione con Paul-Peter Tak, professore di reumatologia presso l'Università di Amsterdam, ha condotto un esperimento innovativo in cui è stato stimolato il nervo vago nei pazienti con artrite reumatoide attraverso l'impianto di un dispositivo elettrico, simile a un pace-maker.
I
pazienti in prova hanno mostrato un miglioramento significativo e circa un
terzo hanno ridotto i farmaci. Anche i parametri che misurano l'infiammazione nel sangue sono diminuiti e nessuno dei pazienti ha voluto in seguito rimuove il dispositivo. Quando la stimolazione vagale è
stata interrotta, i sintomi si sono risvegliati; quando è stata riavviata, il sistema si è normalizzato. Tak sostiene che la stimolazione del
nervo vago sembra ripristinare il naturale equilibrio del corpo. Riduce la
sovraproduzione di proteine infiammatorie che causano le infiammazioni croniche.
Insomma, è diventato sempre più evidente che una stimolazione del nervo vago, volta ad aumentarne il tono, è benefica per l'organismo riducendone lo stato infiammatorio e potenziando il sistema immunitario. La scienza occidentale ha dunque introdotto negli anni 2000 le stimolazioni elettriche, più o meno invasive, a tal fine.(3)
La stimolazione del vago con antiche tecniche yogiche
La scienza occidentale sta oggi raggiungendo conoscenze che le antiche tradizioni di
guarigione conoscono da migliaia di anni. Ecco allora che il potere curativo di molte pratiche yogiche può essere spiegato alla luce dei risultati delle più recenti ricerche.
Tono vagale e meditazione
Nel 2010, Barbara Fredrickson e Bethany Kok, psicologi
dell'Università della Carolina del Nord, hanno condotto un esperimento per
vedere se la relazione tra il tono vagale e il benessere potesse essere
attivata senza la necessità di impianti. I volontari dovevano registrare l'intensità delle emozioni che provavano ogni giorno e il loro tono vagale veniva
misurato all'inizio dell'esperimento e alla fine, nove settimane dopo. Alla metà dei
partecipanti è stata insegnata una tecnica di meditazione per promuovere
una maggiore apertura verso se stessi e verso gli altri. Quelli che meditavano
hanno mostrato un significativo aumento del tono vagale, associato a notevoli
incrementi di emozioni positive. Kok spiega: questa è stata la prima prova
sperimentale che un aumento di emozioni positive insieme ad una conseguente maggiore vicinanza sociale, determina un maggiore tono vagale e dunque un maggiore benessere.
Tono vagale e Pranayama
Allo stesso modo, nel 2010 presso il Nepal Medical College, Kathmandu, i ricercatori Pramanik, Pudasaini e Prajapati hanno dimostrato l'effetto benefico immediato della tecnica di respiro chiamata Humming (Bhramari pranayama) sulla pressione sanguigna e sulla frequenza cardiaca, entrambi legati al funzionamento del nervo vago. Lo studio ha mostrato che la tecnica di respirazione, anche se effettuata per soli cinque minuti, ha stimolato il nervo vago, attivando il sistema parasimpatico che ha calmato la frequenza cardiaca e abbassato la pressione sanguigna.
Bhramari Pranayama
Riferimenti:
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed
chiropracticprecision.com
upliftconnect.com
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