Parkinson: la personalità determina la malattia?




Hai provato un certo brivido guardando la foto di apertura e ti sei detto che tu non lo faresti mai?

Alcuni studi suggeriscono che certi tratti della personalità sono legati al rischio di sviluppare il Parkinson (1). I risultati mostrano che i pazienti con malattia di Parkinson sono per la maggior parte PERSONE CAUTE ed hanno un'avversione al rischio superiore rispetto alle persone prive di tale patologia.

Inoltre, la tendenza ad evitare l'assunzione di rischi sembra essere una caratteristica stabile durante la vita di un paziente: secondo uno studio, già 30 anni prima che i sintomi iniziassero i malati di Parkinson non amavano affatto praticare attività "rischiose", come ad esempio andare sui pattini o correre con la macchina.

Questi risultati si aggiungono a un crescente numero di ricerche che suggeriscono che il Parkinson affligge con maggiore probabilità persone caratterialmente rigide e caute.

Bisogna dire che se un certo tipo di carattere presenta una maggiore predisposizione alla malattia, ciò non significa che tutti i malati di Parkinson abbiano tali caratteristiche e neanche che tutti quelli che hanno una tale personalità svilupperanno il Parkinson. Inoltre, è possibile che ciò che riteniamo essere aspetti della personalità in realtà siano manifestazioni molto precoci della malattia, come affermato dal dipartimento di neurologia dell'Università del Sud della Florida, sebbene ciò non sia ancora dimostrato.

La personalità dei malati di Parkinson



Sin dagli inizi del 1900 si era evidenziato che i pazienti con Parkinson tendono ad essere LABORIOSI, PRECISI, CAUTI e AVVERSI AL RISCHIO. Nel tempo si sono susseguiti studi sempre più precisi e significativi che sembrano confermare tale tesi.

Risultati recenti hanno mostrato che i malati di Parkinson presentano livelli più elevati di NEVROSI- un tratto di personalità associato all'esperienza di emozioni negative, come l'ANSIA- e un maggior grado di evitamento del rischio rispetto ai sani. In generale, si è visto che la disponibilità dei malati al rischio era rimasta stabile nel tempo e i pazienti con Parkinson erano quelli che avevano evitato maggiormente situazioni pericolose e rischiose rispetto alle persone sane.

E' stato anche verificato che le donne con malattia di Parkinson da giovani erano quelle che conducevano la vita più routinaria, come ad esempio alzarsi ed andare a dormire sempre alla stessa ora.


Poca dopamina



 
È necessaria una sostanza chimica del cervello chiamata DOPAMINA per controllare il movimento muscolare e nei pazienti affetti da Parkinson le cellule cerebrali che producono la dopamina iniziano a morire. Questa morte cellulare porta ai tipici tremori e alle difficoltà con il cammino, il movimento e la coordinazione, che sono segni distintivi del Parkinson. I livelli di dopamina possono anche influenzare la personalità. La dopamina è inoltre responsabile della segnalazione al cervello della sensazione di premio e di piacere.

Quando assumi un rischio o salti fuori da un aereo, è lei che ti dà quella sensazione di ricompensa. Se si hanno livelli inferiori di dopamina, è meno probabile avere quella ricompensa neurochimica e dire: Che bello! Voglio farlo di nuovo!

Mentre i sintomi del Parkinson non si mostrano fino a che il 70% delle cellule produttrici di dopamina non si sono deteriorate, è possibile che la perdita di cellule che producono dopamina avvenga per un lungo periodo prima della diagnosi. I ricercatori stanno ancora studiando per sapere esattamente quanto tempo dura questo processo di perdita delle cellule cerebrali e stabilire se i comportamenti antirischio manifestati precocemente dai pazienti con Parkinson siano in realtà già espressioni della malattia.

In conclusione i pazienti con Parkinson mostrano per la maggior parte i tratti caratteriali di cui sopra, ma non è ancora chiaro se essi predispongano alla malattia o se non siano invece una manifestazione molto precoce della stessa.(2)

I benefici dell'esercizio fisico

Un malato di Parkinson, indipendentemente dal fatto che i suoi tratti di personalità dipendano o meno dalla stessa malattia, trova grande giovamento nell'esercizio fisico.(3) Questo perché l'esercizio, oltre ad avere un effetto sul corpo, esercita anche un'azione protettiva del sistema nervoso in grado di rallentare il decorso della malattia.



Studi scientifici sempre più numerosi mettono poi in evidenza l'importanza e l'efficacia di pratiche complete dal punto di vista del sistema corpo-mente, tra cui spicca il Qi Gong terapeutico(4), per migliorare la flessibilità, la stabiltà e l'equilibrio. I malati di Parkinson, specie all'inizio della malattia, possono in particolare beneficiare di un incremento nella percezione di sicurezza ed aumentare sensibilmente la propria qualità di vita.


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